Cacciatori al servizio della salute pubblica
In questi giorni si stanno svolgendo incontri, organizzati dagli Atc bolognesi, tra gli esperti delle Aziende Sanitarie di Bologna e Imola con alcune figure particolari di cacciatori: rilevatori biometrici, capi squadra, referenti di distretto, responsabili di commissioni tecniche, ecc. Argomento di questi incontri formativi: il monitoraggio sanitario della selvaggina secondo le disposizioni della Regione Emilia-Romagna con specifiche modalità operative.
I cacciatori, nella loro attività venatoria e nelle loro azioni di coadiutori ai piani di controllo faunistico, sono infatti i principali protagonisti del piano regionale di monitoraggio della fauna selvatica, anche per il periodo 2013-2014, insieme ai servizi veterinari delle Asl, al Corpo della Polizia provinciale e all’Istituto zooprofilattico di Bologna.
Le attività previste si propongono di verificare – attraverso le opportune analisi sulle carcasse di animali selvatici – la presenza di malattie trasmissibili all’uomo e riscontrabili in ambito silvestre (D.Lgs n. 191/2006).
Sono numerose le malattie oggetto di sorveglianza sanitaria attraverso queste indagini sui selvatici, alcune più note, altre per fortuna ancora ai più sconosciute:
- Trichinellosi
- Peste suina classica
- Malattia vescicolare del suinov
- Malattia di Aujeszky
- West Nile Disease
- Influenza aviaria
- Usutu virus
- Pseudopeste aviare
- Tubercolosi
- Brucellosi
- Influenza suina.
Per ciascuna patologia sono individuati animali indicatori da sottoporre alle indagini di laboratorio che saranno svolte dagli istituti zooprofilattici. E per ciascuna specie sono previste particolari procedure di raccolta e conferimento dei campioni da analizzare, nonché un numero minimo di capi da inviare ai laboratori secondo un preciso calendario di consegne da rispettare nei diversi mesi dell’anno.